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"Alex de la Iglesia produce questo thriller iberico disturbante, e... argentiano"

 

 

Rincasando la notte, un coppia si imbatte in una bimba, sola in mezzo alla strada. Chiamata la polizia, e constatato lo stato di salute dai medici in ospedale, passano due settimane e nessuno si fa vivo. Dopo l'affidamento temporaneo, che lei si muovo solo in spazi delimitati, tracciati sul pavimento con un gessetto... Un altro motivo che mi rende amabile Alex de la Iglesia, oltre che per il talento registico che gli è proprio, è l'amore per il genere, nonché il fatto che da produttore lo veda aiutare giovani registi nel potersi esprimere. "Jaula" è un ottimo thriller psicologico, che insegna -e mai si possa dire che non ce n'è più bisogno- ai nostri attuali "cialtroni" della mdp come si possa confezionare oggi un film teso, avvicente nonostante il ritmo molto allentato, e -on peut dire- "disturbante". La storia è in qualche modo debitrice da un fatto di cronaca nera che sconvolse l'Europa non troppi anni fa, e mette in scena un enigma che si trovano, casualmente, tra le mani la coppia formata da Elena Anaya, attrice già almodovoriana nel suo ottimo  LA PELLE CHE ABITO  Ciò che i due si trovano tra le mani nei primi 5 minuti della pellicola è una bambina di 10 anni, apparentemente spuntata fuori dal nulla, o forse partorita dalla notte stessa, nel buio della medesima. Come "Kaspar Hauser" (vedi il film di Herzog) anche in questo caso la piccola non parla, non proferisce verbo, non reca particolari segni di violenza, ma uno stato di salute precario, dovuto ad una condizione non ottimale dei reni. E mi fermo, per non spoilerare ciò che va scoperto passo dopo passo (o passetto dopo passetto). L'impianto è classico, e ovviamente guarda anche al nostro vecchio cinema, che oggi pare un'anticaglia che nessuno prende più in considerazione, straniera a parte. E il finale può essere considerato argentiano a tutto tondo, dopo che si disvela l'enigma. Un doppio finale chiude in maniera degna una pellicola che cattura l'attenzione, salvo rari cedimenti nella parte centrale, coinvolgendo emotivamente lo spettatore. Musiche che definire "minimaliste" sarebbe poco, ma a loro modo efficacemente inquietanti. [FB]

 

[ID] di I. TATAY, CON E. ANAYA, E. TENNEAR, P. MOLINERO, THRILLER, SPAGNA, 2022, 107', 2.35:1