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"il dramma psicotico di Jesse Eisemberg va visto"

 

 

Taxista alla prospettiva di divenire padre perde la testa pure per la partecipazione a un gruppo di sostegno... Un po' (sin dal titolo)  VIDEODROME  e un po'  FIGHT CLUB  questo "Manodrome" è un film che vale la pena di essere visto. Vi ritroviamo un Jesse Eisemberg in forma, a interpretare un ragazzo che ingrana una deriva in un gorgo nero di tenebra che non lascia spazio alla luce. Il protagonista, già sbalestrato di suo, verrà deprogrammato dallo pseudo santone maschilista, che un po' potrebbe ricordare "Omen" di Raoul Cremona, in versione seria, ripercorrendo alcune fasi della vita dell'uomo, regredendo sino allo stadio pre-natal. Dettto così potrebbe apparire semplicistica come storia, ma resta il fatto che restiamo da un certo punto in avanti, ipnotizzati ad assistere all'autodistruzione dell'individuo, che passa (come nel film di Fincher) da una palestra di corpi sudati, per approdare nella comunità dove si segue una particolare "terapia" per... emanciparsi dalle donne. Sì, proprio così: emanciparsi dalle donne (!) E in effetti ciò che sarebbe parso grottesco qualche anno fa, oggi assume più consistenza nel vedere un ometto che non si sente pronto a gestire una famiglia, una moglie capricciosa che presto darà alla luce un piccolo moccioso piagnucolante, [EVIDENZIA LO SPOILER] abbandonando il tetto coniugale sul più bello, proprio nel momento in cui avrebbe dovuto stare accanto al suo uomo, immaturo e rimasto nudo definitivamente rivelando tutta la sua inadeguatezza. La storia si fa interessante proprio per gli scatti d'ira e le decisioni imprevedibile che prende il personaggio di Einsemberg, che riescono sempre a spiazzare le aspettitve di chi segue; il babbo natale, la coppia gay sul suo taxi, il teorizzatore della terapia anti-donna cui presta il volto Adrien Brody. Chiusa che un po' ricorda quella di quel bel film di Stuart Gordon infigolago  EDMOND  [FB]

 

[ID] DI J. TRENGOVE, CON J. EISEMBERG, O. YOUNG, A. BRODY, DRAM, USA, 2023, 97', 1.85:1

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