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T R A I L E R

   
 

"Guillermo del Toro utilizza la fiaba di Collodi e riesce a fare ciò che nessuno ha mai fatto"

 

 

Rimasto orfano del proprio unico amatissimo figlio, morto sotto un bombardamento, assiste ad una magia... Guillermo del Toro utilizza la fiaba di Collodi e riesce a fare ciò che nessuno ha mai fatto: anzitutto attualizzarla, ambientandola nell'arco delle due guerre mondiali, ovviamente sempre nel nostro paese, tagliando i rami secchi (eliminando o assemblando molti personaggi: "Mangiafuoco" e il "Gatto e la Volpe" riuniti in un unico personaggio, il "Conte Volpe") donando nuova linfa al racconto, elevandolo oltre il demenziale moralismo che permeava nel romanzo originale (Collodi era massone, per dire) per parlare della tematica sempre cara al regista de  IL LABIRINTO DEL FAUNO  che potrebbe quindi andare a fomare con questo suo "Pinocchio" una sorta di dualogia. Entrambi li ambienta infatti nel periodo fascista (franchista in Spagna) e fa leggere gli orrori della dittatura, ma ancor più della insensatezza della guerra, attraverso la forma-fiaba di una visione per nulla infantile, non ingenua, ma genuinamente proveniente dall'innocenza dei bambini. Inizialmente, al cinema, era venuto il tremendo  PINOCCHIO  della Disney, e a chiudere il cerchio di come "non-deve-essere-fatto-un-film-su-Pinocchio" l'inavvicinabile Zemeckis che per "innovare" pensa sia sufficiente scalpare la Fata dai Capelli Turchini. Guillermo del Toro reinventa sì la fiaba, ma lo fa sul piano autoriale: restando sulla "Fata", cosa dire delle sue meravigliose nemesi che vediamo qui, direttamente provenienti dal succidato "labirinto" e forse anche da  HELLBOY  Dimenticavo: il film è in stop-motion, che raggiunge qui risultati davvero notevoli. Memorabile tutta la sequenza del "pescecane". Qualcuno parla bene di quello di  GARRONE  ma qui siamo agli antipodi, qui non si "rappresenta", si re-inventa. [FB]

 

[ID] DI G. DEL TORO, ANIMAZIONE, USA, 2022, 118', 1.85:1

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