F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        2 0 1 0        2 0 1 1        2 0 1 2        2 0 1 3        2 0 1 4       2 0 1 5        2 0 1 6        2 0 1 7        2 0 1 8        2 0 1 9        >

 

●●●

V PER VENDETTA
KING KONG
BATMAN BEGINS
SIN CITY
LA MARCIA DEI PINGUINI
MALEDIZIONE DEL CONIGLIO
LA SPOSA CADAVERE
LA VENDETTA DEI SITH
DOMINO
LA FABBRICA DI CIOCCOLATO
I FRATELLI GRIMM...
BROKEN FLOWERS
I FANTASTICI QUATTRO
THANK YOU FOR SMOKING

MADAGASCAR

COMIC THRILLER DRAMA TV

T R A I L E R

   
 

"la Donahue in trasferta in Spagna per un horror non originalissimo, prodotto da Balaguerò"

 

 

In attesa dell'arrivo dei bambinacci di merda, in tre, giunti dagli States in Spagna, si imbattono in quel che pare un caso di rabbia canina. Iniziano a turno a impazzire. Ma forse la causa è da ricercare in qualcos'altro.. Jocelyn Donahue buca lo schermo. L'atttice rivelatasi a noi, catecumeni dell'horror (con predilezione per quello indipendente) con lo splendido  THE HOUSE OF THE DEVIL  di Ti West, a oggi il suo film migliore, e Scorsese non si risenta, la ritroviamo in questo "Summer Camp". Si tratta di un film eropeo in realtà, prodotto tra gli altri da Jaume Balaguerò. E la produzione non americana si vede tutta, a iniziare dalla fotografia; una volta tanto non desaturata. Il titolo fa riferimento ad un "Campo Estivo" che tre istruttori americani, più uno locale, si apprestano a rendere operativo in attesa del prossimo arrivo dei bambini delle colonie estive. Il gufo in locanina è invece ripreso da quello del pozzo all'interno del campo, rappresentando al contempo il più classico degli animali forieri di sventura tra quelli noti, e di questo mondo. Detto fatto: uno ad uno, i nostri, iniziano a sbarellare portando la storia sulle coordinate a metà strada tra   DEMONI   e  CABIN FEVER  dando il via ad un "si salvi chi può" in quel che si tradurrà in un'alternarsi di: assedi e ricorsoni. Certo, sotto questo punto di vista la pellicola di questo Marini (iberico, di origini italiane credo) non inventa proprio nulla, ripescando il meccanismo di terrore ampiamente rodato. Dove si azzecca la trovata è nel fatto che i soggetti colpiti da questa sorta di rabbia (ecco, pure Cronenberg mi ero dimenticato, che è forse il detentore del "brevetto") tornano ad un certo punto come prima, innescando una serie di situazioni che vedono i "rinsaviti" mazzate come non ci fosse un domani. Tra queste, la scena cult (sì, lo è) del trapano black&decker infilato nella pianta del piede (!) Convince meno la recitazione in alcuni casi, e un finale sin troppo telefonato. [FB]

 

[ID] DI A. MARINI, CON J. DONAHUE, D. BONETA, M. WALSH, R. ZINGALE, SPAGNA, 2015, ??', 2.35:1

-