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Si narra di un uomo che aveva mentito per anni ai propri amici/genitori/moglie/figli, travolto dalla montagna di bugie accumulata (diventata fragile quanto un castello di carte) che sarebbe poi giunto a commettere il più atroce dei misfatti. Tutto per la paura deluderli. Uno dei film più coinvolgenti, glaciali, laceranti che abbia mai visto. Gli attori sono tutti bravissimi e su tutti giganteggia Daniel Auteuil: straordinario su di un romanzo di Carrere, tratto da un fatto di cronaca nera (nerissima) accaduto nel '93 in Francia. L'Avversario inscena le interminabili giornate vuote del protagonista, le aspettative dei suoi cari, i turbamenti nel timore di essere scoperto, gli escamotage per tirare a campare. Nonostante si conosca già la conclusione, la sapiente regia (apparentemente distaccata e asettica) grazie alla funzionale sceneggiatura fa sì che la storia proceda per accumulazione di tensione, grazie ad una narrazione che dopo l'enigmatico incipit iniziale avviene per continui flashback. Flash dal passato e schegge di un futuro prossimo: un gioco di rimandi che lentamente (ma inesorabilmente) tratteggia il microuniverso di questo sommo perdente. Tutto è perfettamente dosato e alla fine se ne esce per forza provati: la finzione non sembra tale e la sensazione di "tremendamente reale" o quantomeno "possibile" è forte da risultare quasi insostenibile. Un disagio che chi scrive ricorda di aver provato solo dopo la visione di "Funny Games" (anche lì raggiunta senza effettacci grandguignoleschi) pur se alleggerita nell'opera di Haneke da "ammiccamenti in camera" che al fine risultavano alienanti, piuttosto che destabilizzanti. Questo film francese si attesta su quel piano, quanto a dispensare - feroce - un pugno nello stomaco dello spettatore anche più accorto. Il finale agghiacciante giunge quasi catartico e lascia tra i molti interrogativi, uno abominevole: lo sterminio, quale supremo atto d'amore? [FB] |
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[L'ADVERSAIRE] di N. GARCIA, CON D. AUTEUIL E E. DEVOS, DRAMMA, FRANCIA, 2002, 129', 1.85:1, VOTO: 10 |