F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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FANNY E ALEXANDER
AMICI MIEI ATTO II

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"il grottesco impera, manca la disperazione -di matrice Germi- del capostipite: si ride e basta"

 

 

Trovatisi a ricordare l'amico, i superstiti delle zingarate, ricordano alcune malefatte compiute tutti assieme... Il grottesco è imperante in "Amici Miei Atto II°", nato a furor di popolo ma che poco ha a che vedere con l'originale -non dimentichiamocelo- che era "un film di Pietro Germi", solo diretto da Mario Monicelli. Si trattava d'un dramma devastante mascherato da commedia che si chiudeva con un funerale, rappresentando il peggio di una razza (quella toscana) che, illudendosi di dare uno scopo ad una esistenza grigia, vuota, nella cattiveria e nel puro lazzo (che faceva sì che niente si prendesse mai sul serio). Persa questa "chiave" fondamentale, il sequel si configura, salvo poche parentesi (quella riuscita, sull'alluvione autentica che aveva colpito il capoluogo) come una commedia nera piuttosto scontata e innocua. L'escamotage narrativo del flashback permette di riproporre lo "scomparso" personaggio del "Perozzi" (Noiret) mentre inspiegabilmente (mai ho capito il perchè) troviamo il "greve" Montagnani in sostituzione del "nobile" Del Prete: snaturandone il carattere del personaggio che in origine era fioeramente distaccato dalle "geniali" improvvisazioni ("cos'è il genio?" si domandava il Melandri dal volto di Moschin). Per il resto si ripercorrono strade già battute e si va così più al sicuro: il patetismo della situazione famigliare ed economica del "Conte (decaduto) Mascetti" (con la digressione sulla figlia messa incinta da un ignoto omaccione: "sparecchiavo!") e cretinerie varie (la volgare vendetta del "Necchi", la dimenticabile messa in sicurezza della torre pendente, e la deprecabile parentisi con la contorsionista). Per fortuna ci si salva in corner con il sempre ottimo Paolo Stoppa, qui ad una delle ultime apparizioni: un laido strozzino che avrà ciò che merita. L'amarcord di Monicelli ha un sapore amarognolo ma è esente dalla cupa disperazione del capostipite. [FB]

 

di M. MONICELLI, CON U. TOGNAZZI, G. MOSCHIN, A. CELI, P. STOPPA, GROTTESCO, ITALIA, 1982, 117', 1.85:1