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"Benigni ha sbancato con il meno convincente dei suoi lavori"

 

 

Nel ventennio fascista, dopo aver conquistato una donna grazie all'innato ingegno, un ebreo si ritrova internato in un campo di concentramento con il figlioletto. Cercherà di spacciare la tragedia per un gioco... Riuscito solo a brevi momenti, il film con il quale Benigni ha sbancato, non solo sul piano internazionale ma pure su quello personale, è in realtà a mio modo di vedere meno convincente dei lavori del toscanaccio. L'umorismo è di maniera, Cerami-sceneggiatore perde colpi e se da un lato è buona l'idea di dividere in due tronconi il film assegnando alla prima metà un registro brillante e alla seconda uno drammatico, sarà anche coraggiosa, ma sul piano del realismo non convince affatto. Troppo studiato a tavolino per commuovere, tra le pecche maggiori c'è una recitazione smaccatamente teatrale di tutto il cast (si salva per naturalezza il piccolo Giorgio Cantarini) e una ricostruzione di ambienti tanto posticcia da risultare inaccettabile (il campo di concentramento è manifestamente finto, e i tedeschi sono da avanspettacolo) ed è totalmente impossibile il fatto che il personaggio di Guido potesse portare con sé il bambino in camerata (i piccoli venivano subito separati dagli adulti appena scesi dai treni) tanto che l'inverosimiglianza suggerirà ai distributori di aggiungere un prologo dove si ricondurrà tutto ciò che farà seguito come: "una fiaba". Postilla: l'esperienza al cinema davanti a "La Vita è Bella" fu devastante: un totale idiota della fila davanti non fece altro che lamentarsi ad alta voce: "che due palle!" "non va avanti!". Fu quello uno dei momenti in cui iniziai a caldeggiare la mia secessione dalle multi-sale. Agli Oscar, tra gli strepitii della Loren, "Robertoooo!" (SIC!) ringraziò i genitori per avergli "donato la povertà". Tant'è che con "Life is Beautiful" fece una paccata di miliardi. Nicola Piovani prese pure lui l'Oscar per le musiche, tra l'imbarazzo degli addetti ai lavori. [FB]

 

di R. BENIGNI, CON R. BENIGNI E N. BRASCHI, DRAMMATICO, ITALIA, 1997, 131', 1.85:1