F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        1 9 6 0        1 9 6 1        1 9 6 2        1 9 6 3        1 9 6 4       1 9 6 5        1 9 6 6        1 9 6 7        1 9 6 8        1 9 6 9        >

 

●●●




A PIEDI NUDI NEL PARCO
INDOVINA CHI VIENE A CENA
BARBARELLA
IL LIBRO DELLA GIUNGLA
TRE PASSI NEL DELIRIO
PER FAVORE NON MORDERMI...

GLI OCCHI DELLA NOTTE
BELLA DI GIORNO
IL LAUREATO

SI VIVE SOLO DUE VOLTE
NICK MANO FREDDA
RIFLESSI IN UN OCCHIO D'ORO

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"la lenta perdita del senso della moralità di una donna, secondo Luis Bunuel"

 

 

Algida e insoddisfatta, moglie medio borghese e preda dei propri istinti repressi, si prostituisce in un bordello. Il maritino, all'oscuro del tutto, potrà prenderla seriamente a male, ma gli andrà ben peggio... Esponente della corrente surrealista (in realtà è lui, l'unico nome di rilievo se si trascura l'apologo del genio di David Lynch) Luis Bunuel dirige la splendida Catherine Deneuve (che rivela qui il suo "lato b"... è una donna a culo basso, però...) in una pellicola già molto celebre dal titolo. Al regista, che si concede solo qualche parentesi veramente onirica (la protagonista si immagina di essere smascherata dal marito e dall'amico, e bersagliata da palle di sterco!) interessa mettere in scena le perversioni che l'animo umano riesce a produrre: c'è il vizioso altolocato che si fa maltrattare, il nobile che la mette per finta nella bara, e molto altro. Il belloccio Jean Sorel è qui inconsapevole della seconda vita della bella moglie che si fa chiamare appunto "Bella di Giorno" proprio perché "lavora" solo di giorno, quando il compagno è al lavoro. La sceneggiatura segue perciò senza troppi fronzoli il percorso del personaggio della Deneuve: una lenta perdita del senso della moralità di una donna in cerca della soddisfazione sessuale e più ancora della rivalsa sui propri incubi retaggio di un'infanzia travagliata: come possiamo affermare con sicurezza di conoscere la protagonista, dal momento che più che ricordi vediamo le proprie "fantasie"? Parte alla grande e chiude nella stessa maniera, ma nella parte centrale risente un po' di una trama che non da adito a troppe scorciatoie, e che -come già detto- non si concede troppo a derive fantasiose mantenendo ben ancorata la vicenda alla realtà. Un po' prima dell'assurdo epigono  PAPRIKA  del ben più modesto Tinto Brass. Perfetto il finale che va a chiudere perfettamente il "cerchio". [FB]

 

[BELLE DE JOUR] DI L. BUNUEL, CON C. DENEUVE E M. PICCOLI, NOIR, FRA, 1967, 105', 1.85:1