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●● ½ TV
THE LAKE T R A I L E R |
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"interessanti analogie con i futuri lavori di Cameron e Zemeckis" |
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Nel 2020 uno scienziato ha inventato la macchina del tempo ed è diventato così onnipotente. Il regime dispotico che ha creato, essendo in grado di comandare un potere che lo avvicina ad una divinità, non gli è sufficiente e continua a interagire con il passato per modificare eventi a suo favore usando automi in grado di reggere il "viaggio dimensionale". Il viaggio programmato è nel 1972. Questa volta però gli andrà male... "Campaign 20" episodio della serie IL TOCCO DEL DIAVOLO con tutte le lucine dei circuiti della telescrivente da azionare col "q", i "bip" e le lucine colorate, e i "buchi sbagliati" tende pericolosamente al centro del mitico "dottor Thomas" ("la sua soddisfazione è il nostro miglior premio!") dello stracult di Salce con Lino Banfi. Ma interessanti sono certe analogie non tanto con l'epocale TERMINATOR di James Cameron (ancorché dell'antesignano tratto da Wells) ma con il divertente pastiche tra commedia e fantascienza che è rappresento dalla trilogia di RITORNO AL FUTURO e in particolare nel primo, in quanto anche in questo caso [EVIDENZIA LO SPOILER] un quasi-incidente comprometterà l'esistenza futura di qualcuno! Qui, l'androide è di bell'aspetto: peculiarità che si rende necessaria in questo caso per "adescare" la giovane donna che rientra nei piani del mad doctor. Erano gli anni '70 e su un accattivante motivetto swingante un sorridente Anthony Quayle avvolto da fumi sulfurei (solforosi?) introduceva sulle reti private locali, intorno al mezzogiorno italiano (incredibile!) le storie autoconclusive della serie prodotta in Australia e andata in onda sulle reti private (in Piemonte su GRP prima e poi su Rete7). Quanto alla frase che chiudeva e apriva ogni comparsata di Antony Quayle ("ricordatevi che c'è sempre un tocco del Diavolo in ciascuno di noi!") semplicemente è entrata nella storia della televisione. [FB] |
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[CAMPAIGN 20] DI M. VARNEç, CON J. DALY, C. DUNCAN, FANT, AUSTRALIA, 1973, 26 EP DA 24', 1.33:1 |