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T R A I L E R

   
 

"l'ultima fatica originale di casa Pixar twista con gusto, ma risente di un taglio troppo disneyano"

 

 

Ernesto de la Cruz, il più grande musicista messicano, rimasto leggendario, pare fosse il suo trisnonno, nonché padre della nonna "Coco". Lui, il ragazzino, ha un'attrazione irresistibile per la musica, contrastata dai famigliari, i quali le imputano la causa delle sciagure della loro stirpe. Alla Festa de los Mouertos, giorno in cui, secondo la tradizione, le anime dei defunti fanno visita ai propri congiunti viventi, vorrebbe esibirsi... "Coco", ultima fatica in casa Pixar è un film ambizioso negli intenti, che non riesce però ad assurgere al rango al quale si erano elevati altri lavori della premiata ditta. Se il protagonista "Miguel" sembra ricalcato paro-paro a Ralph Macchio (chi sa di "anni '80" sa anche di cosa scrivo) ci si trova spesso a domandarsi perché non si sia girato proprio un film live-ation con attori, a questo punto. Molti i messaggi educativi che si lanciano ("afferrare il sogno, stringerlo forte e trasformarlo in realtà") cambiando più volte e twistando di gusto, riformulando il concetto ("quando nel mondo dei vivi nessuno ricorda di te, svanisci") cercando un fine molto meno scontato, passano per l'attualità modaiola dei discutibilissimi talent giungendo ad una disquisizione sui "diritti dell'autore" (con "Ernesto de la Cruz" vero autore dei brani, dimenticato a tal punto da rischiare di sparire pure dal nirvana dei morti). Una drammatizzazione che giunge alla prima ora di metraggio, e che molto de  IL FANTASMA DEL PALCOSCENICO  Segue un colpo di scena che mostra come [EVIDENZIA LO SPOILER] il vero trisnonno di Miguel sia in realtà l'inizialmente caricaturale "Hector". Se dall'Altro Mondo ne abbiamo viste di meglio grazie a Tim Burton, e le gag del mitico Grim Fandango erano più sagaci, e ancora le canzoni sanno troppo davvero di disneyano (e in italiano sono inascoltabili) si giungerà all'immancabile catarsi dei sentimenti nella scena che coinvolge il personaggio da cui il film prende il nome. [FB]

 

[ID] di L. UNKRICH, ANIMAZIONE, USA, 2017, 105', 2.35:1