F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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COSA AVETE FATTO A SOLANGE
CHI L'HA VISTA MORIRE

LA DAMA ROSSA UCCIDE...
TUTTI I COLORI DEL BUIO
SETTE ORCHIDEE MACCHIATE...

IL COLTELLO DI GHIACCIO
LA MORTE ACCAREZZA A...
SETTE SCIALLI DI SETA GIALLA
IL TUO VIZIO é UNA PORTA...
GIORNATA NERA PER L'ARIETE
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COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"risente di una sceneggiatura con troppe forzature e gratuità"

 

 

Ancora provata psicologicamente da un incidente che le ha procurato un aborto spontaneo ma soprattutto in relazione ad un vecchio trauma retaggio dell'infanzia, Jane, spinta dalla sorella, cerca aiuto nella psichiatria anche perché i suoi incubi iniziano a farsi pericolosamente reali. Quando l'uomo nero inizia a farle la posta, l'inquilina, per esorcizzarne le paure, la inizia al satanismo e la sua salute mentale già precaria, capitola... Sergio Martino parte bene riprendendo il passaggio tra la luce e l'oscurità, senza commento audio e a camera fissa, proseguendo sul registro di un cinema pseudo-sperimentale che mette in scena l'incubo sognato dal personaggio della Fenech (appena tornata al suo pigmalione dopo la gravidanza e una breve convalescenza nella città d'adozione, Nizza) subito affiancata dall'habitué George Hilton (ancor meno espressivo del solito) ma poi sbrodola miseramente. Se resta interessante dal punto di vista stilistico (splendido il carrello al parco, la ripresa dalle scale, la camera che ruota intorno al paralume) "Tutti i Colori del Buio" risente di una sceneggiatura con troppe forzature e gratuità: per quale ragione la poveretta seguirebbe una sconosciuta (l'inquilina) prestandosi a ripetuti sabba (!) con sgozzamenti di animali (un volpino!!!) berrebbe (pur se a forza) sangue dai calici e si presterebbe a stupri collettivi (esauriti i punti esclamativi)? Solo allo scopo di curare le paure e sbloccare la sua libido?! Lo stile optato -per di più- è esageratamente ridondante e le musiche di Bruno Nicolai sanno troppo di "Hair". Sua maestà Kubrick con materiale analogo farà ben altro. Salta agli occhi una recitazione un po' sotto tono di tutto il cast (Malfatti e Rassimov con le lenti a contatto: catatonici) che riconduce i personaggi a mezze figure senza spessore che si muovono senza convinzione. Sopravvive a stento un po' quel sentore onirico, ma la trama non sta davvero in piedi. [FB]

 

di S. MARTINO, CON E. FENECH, G. HILTON, M. MALFATTI, HORROR, ITALIA, 1972, 94', 2.35:1