F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        1 9 9 0        1 9 9 1        1 9 9 2        1 9 9 3        1 9 9 4      1 9 9 5        1 9 9 6        1 9 9 7        1 9 9 8        1 9 9 9        >

 

 

CASINò
L'ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE
I PONTI DI MADISON COUNTY

I SOLITI SOSPETTI
HEAT
SEVEN

GLI OCCHI DEL TESTIMONE

TESIS
LA MORTE E LA FANCIULLA
IL VILLAGGIO DEI DANNATI
DEAD MAN
L'ULTIMA ESCLISSI
LA SECONDA VOLTA
EXOTICA

DEAD MAN WALKING

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
     

 

Cos'è che lega un agente della tributaria frequentatore di night, una fulgida e conturbante spogliarellista, un uomo dalla voce radiofonica che presenta gli strip delle ragazze e il proprietario di un negozio di piccoli animali, gay e suo malgrado frequentatore del locale "Exotica"? Non è così facile rispondere alla domanda. Niente è come sembra in "Exotica", pellicola firmata Atom Egoyan che tutti ci ricordiamo come regista de "Il Viaggio di Felicia". "Exotica" è il film che rivelò all'attenzione della critica mondiale, l'autore armeno, abile nel creare atmosfere inquietanti e costruire storie dagli esiti imprevedibili. La particolarità, anche questa volta, sta nel presentare lentamente i protagonisti riuscendo a catturare l'attenzione, spiazzando a più riprese quando le premesse confluiscono poi in situazioni che annullano le certezze faticosamente acquisite. La narrazione avviene linearmente ad esclusione di una situazione, per bocca stessa degli interpreti: "surreale", che si rivelerà chiaro solo nel finale, del tutto inatteso e perciò doppiamente spiazzante. E' difficile parlare di "Exotica" senza rivelare troppo. Meglio fermarmi. Ma anticipando almeno l'atavica frase che ne racchiude tutto il senso: "non siamo responsabili dei nostri destini", o meglio: "le vite che ci trasciniamo dietro, portano con sé un bagaglio col quale dobbiamo per forza fare i conti". La fotografia è estremamente curata, così come la scelta delle musiche (canzoni di Leonard Cohen) e dell'arabeggiante, sinuoso e ipnotico, leitmotif della colonna sonora. Ma su tutto, è il cast, estremamente azzeccato, pur non investendo chissà quali cifre sui soliti noti, a fare leva sulla credibilità della situazioni e a umanizzare i caratteri dei personaggi e le rispettive storie in cui -come ho già detto- nulla è dato per scontato. Lo consiglio a chi ama Inarritu e più in generale: il cinema a incastro alla "Crash", dove l'analisi psicologica prevale sull'azione. [FB]

 

[ID] di A. EGOYAN, CON M. KIRSHNER E B. GREENWOOD, DRAMMA, CANADA, 1995, 104', 2.35:1, VOTO: 8