F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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● ½           MOH

A HISTORY OF VIOLENCE
THE DESCENT
LA GUERRA DEI MONDI

LA CASA DEL DIAVOLO
NIENTE DA NASCONDERE
LADY VENDETTA

SIN CITY
DARK WATER
HARD CANDY
EDMOND
THE JACKET
THE DARK

SKELETON KEY
CREEP

SAW II

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"la 'svolta' che prepara il finale è involontariamente farsesca"

 

 

I piccoli ospiti dell'ospedale pediatrico in dismissione sono oggetto delle attenzioni di un sadico spettro che si diverte a spezzare loro le ossa (letteralmente!). Un'infermiera tuttofare e tutta scrupoli che si trova a dover scoprire l'arcano per conto suo forando lo spesso velo di scetticismo e omertà intorno alla struttura... Verrebbe da dire, con un gioco facile facile di parole, che il "Fragile" del titolo è riferito alla fragilità dell'impalcatura della storia. Il regista (Balaguerò) non è uno che va tanto per il sottile, ma qui, fedele forse al titolo e all'argomento trattato, pare procedere in punta di piedi come si trovasse in una cristalleria. Di certo l'idea di dipingere la clinica per bambini come un orfanotrofio (con la solita megera-direttrice con la sensibilità pari a un rottweiler) è abbastanza improbabile. Se talune suggestioni possono avere un che di inquietante (una frattura composta che si raddoppia nello spazio di una radiografia) è lo svolgimento della sceneggiatura che pare fare acqua da tutte le parti, con una vicenda che guarda anche troppo scopertamente ai soliti "fantasmi giapponesi" della "trilogia del rancore" di  THE GRUDGE  e un corredo di horror vacui (bambole rotte, vecchie fotografie, rullini rivelatori ingialliti) che non spaventa ormai più nessuno. La "svolta" che prepara il finale e che vede i protagonisti prendere la decisione di velocizzare il trasloco dei piccoli è addirittura involontariamente farsesca. Una fotografia desaturata (siamo al limite del b/n) che come un velo separa gli interni da una pioggia incessante per una ghost story che ha davvero poco da dire e ci mette pure molto a farlo. Calista Flockhart svolge il suo compitino senza grandi lazzi, Elena Anaya è tanto caruccia ma è davvero un esercizio di pazienza ascoltarla con quell'improbabile inflessione spagnola cucitale addosso dal solito doppiaggio creativo. Meglio sarebbe definirlo "cretino". [FB]

 

[ID] di J. BALAGUERO, con C. FLOCKHART , R. ROXBURGH, E. ANAYA , HORROR, SPAGNA, 2005, 98', 2.35:1