F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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L'IMPERO COLPISCE ANCORA
STARDUST MEMORIES
UN SACCO BELLO
BIANCO ROSSO E VERDONE
THE BLUES BROTHERS
SHINING
FOG
INFERNO
MANIAC
VENERDì 13
TORO SCATENATO
THE ELEPHANT MAN
VESTITO PER UCCIDERE
STATI DI ALLUCINAZIONE
MACABRO

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

"a suo modo emblema di un'epoca, con Armani che sponsorizza tutto il guardaroba"

Di professione gigolo, un belloccio sbruffone che crede di aver preso la vita per le corna (dei mariti traditi) viene rimorchiato da una donna giovane ma insoddisfatta della vita matrimoniale. La sua vita è a una svolta decisiva anche perché la polizia pensa a lui come responsabile di un omicidio. Qualcuno lo vuole incastrare... Per qualche strana ragione ho sempre pensato ad "American Gigolo" con Richard Gere come a una pellicola per casalinghe. Mia madre, a conferma di ciò, la ricordo come una fan della prim'ora di questo film. In realtà la regia e la sceneggiatura è di quel Paul Schrader autore di pellicole come  HARDCORE  Per tanto, un'occhiata la richiede per forza. Si parte con i titoli di testa con quel super-hit della decade dell'edonismo reaganiano, ovvero quel "Call Me" di Blondie. "Non mi va di lavorare sempre con gli stessi, alla fine diventano possessivi, e io non voglio essere di nessuno" dice il protagonista. Ed è vero, parola di un vero gigolò che ho conosciuto personalmente. In quella che Filippo Morelli definirebbe la "trombo-scena" che in verità è talmente patinata che poteva passare a BimBumBam, entra in ballo Moroder con i suoi motivetti (uno finito nelle pubblicità di un sapone e divenuto celeberrimo; non amo Moroder ma "Call Me" è opera sua con Debbie Harry). Schrader sa girare e lo dimostra nella scena dove il protagonista sgama colui che lo sta pedidando: un pezzo di bravura, sicuro, ma se la prima parte del film è molto buona, la seconda s'ingolfa e gira a vuoto in una serie di lungaggini dove non si sa bene dove vorrebbe andare a parare con Gere che, pur mettendoci buona volontà, risulta al più espressivo come un merluzzo. Ma almeno è un attore, lui, non come James Deen (e non ci si lasci ingannare dall'assonanza) di  THE CANYONS  La Hutton al confronto pare la Magnani. A suo modo emblema di un'epoca andata, con Armani che sponsorizza tutto il guardaroba. [FB]

[ID] di P. SCHRADER, CON R. GERE, L. HUTTON, H. ELIZONDO, DRAMMATCO/THRILLER, USA, 1980, 112', 1.85:1