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"una Pallaoro"

 

 

Una donna già anziana prepara il marito per il quale si stanno aprendo le porte del carcere. Ne soffre... "Hannah" dimostra in primis una cosa: quanto schifo faccia oggi il cinema italiano. Realizzato con soldi pubblici per presente finalità di "interesse nazionale" -cosa che ci fa incazzare, e non poco- pone interrogativi in merito a come sia possibile abbia potuto usufruire di finanziamenti di Stato non avendo alcun messaggio sociale da lanciare, né tantomeno narrare una storia che abbia intenti cronachisti. Niente, nulla di tutto ciò. Partiamo dalla storia: non è una storia. Il film è praticamente senza storia. Il regista, tale 'Pallaoro' (nomen omen) di cui mi terro di qui in poi alla larga come si farebbe con un appestato, rivela di non conoscere manco l'ABC in fatto di stesura di una sceneggiatura e si limita a seguire come un'ombra la sua attrice, Charlotte Rampling, e i suoi crucci interiori, solamente mostrati attraverso le rughe e l'andatura dinoccolata della stessa, senza spiegare nulla, non solo alla fonte, cioè a inizio storia, ma addirittura tacendo le motivazioni alla base del suo dramma in senso assoluto. Nulla si saprà, e potremo appena intuire possibili reati finanziari commessi dall'anziano coniuge, legati ad una "misteriosa" busta ritrovata dietro ad un armadio di casa, una colpa che nemmeno il figlio ha loro mai perdonato. Pallaoro scopre poi il cinema cinese con trent'anni di ritardo: presente "Vive l'Amour"? Quello che Alessandra Baricco ricordava essere "famoso" per la passeggiata, di tergo, della protagonista, ripresa in tempo reale (!) lungo un interminabile viale? Buona notte a tutti, insomma, per quello che dovrebbe essere un dramma umano (mostrato a nudo, letteralmente) ma per il quale non si prova alcuna empatia, non conoscendone le cause- Se il modello è Haneke, qui siamo lontani miglia marine. Novanta minuti buttati via. Una palla, anzi una Pallaoro. [FB]

 

di A. PAlLAORO, CON C. RAMPLING, DRAMMATICO, ItALIA, 2017, 90', 2.35:1