F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        1 9 6 0        1 9 6 1        1 9 6 2        1 9 6 3        1 9 6 4       1 9 6 5        1 9 6 6        1 9 6 7        1 9 6 8        1 9 6 9        >

 

●●●




IL SORPASSO
DIVORZIO ALL'ITALIANA
BOCCACCIO 70
LA VOGLIA MATTA
CHE FINE HA FATTO BABY JANE
L'ANGELO STERMINATORE
MAFIOSO
LICENZA DI UCCIDERE
LAWRENCE D'ARABIA
LOLITA
JULES E JIM
MAMMA ROMA

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"dignitosissima trasposizione hammeriana del romanzo di Gaston Leroux"

 

 

Durante la prima di un'opera un impiccato penzola sulla primadonna che scappa a gambe levate non volendone più saperne. Pare che tra le quinte muova un uomo mascherato, pazzo e vendicativo: dato che la sua musica gli è stata rubata dallo stesso individuo che ne ha cagionato il delirio, la mostruosità, la follia... Tra le "hammerate" minori, e mai ricordate quando si ha da parlare o scrivere della factory inglese, la versione de "Il Fantasma dell'Opera" di Terence Fisher. Il regista, autore della migliore versione di  DRACULA IL VAMPIRO  cura la confezione in maniera impeccabile, evidentemente credendo moltissimo nell'operazione.  Il film è bello, sinceramente, pur figlio di un periodo, quello del gotico, ormai lontanissimo, ma ha davvero il suo senso di esistere ed è meritevole anche più di una visione. Pensiamo a quella vaccata che venne fuori dal nostro Darione Argento, e dimentichiamocelo: qui non c'è la macchina ammazza-topi ma un "catturatore" di topi, che mette in un sacco e osa proporre alla bella Christine e al suo accompagnatore per la cena: "sono molto buoni in umido". Ecco, qui sta la cifra stilistica che segna il divario tra la pellicola Hammer e quella cretineria di remake. Il "fantasma" poi è pazzo, ma allo stesso tempo repellente e affascnante: ben altra cosa rispetto al damerino che -diceva il buon Filippo Morelli- prendeva a mazzate un muro sulla musica dei 'Frankie Goes to Hollywood'. Il budget adeguato lo si deduce dalle scene d'insieme (in particolare quelle relative alla rappresentazione scenica dell'opera-nel-film) e dalle scenografie: sempre adeguate e soprattutto credibili. Si diceva delle inquietudini che questo film trasmette, molto lo si deve a Herbert Lom: espressivo anche dietro alla pesante maschera che lascia intravedere appena un occhio. Chiusa drammatica, anzi proprio tragica, da melodramma, in linea con il romanzo di Gaston Leroux. [FB]

 

[PHANTOM OF THE OPERA] DI T. FISHER, CON H. LOM, M. GOUGH, H. SEARS, HORROR, UK, 1962, 84', 1.85:1