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"Zulawski descrive un presente dominato da una (dis)umanità becera e violenta" |
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Un fotografo conosce un'attrice che dopo un passato dignitoso è ora ridotta a prestare il proprio volto in filmacci di infimo valore. Tra i due nasce un rapporto di amore platonico che convince il primo a voler sottrarre la donna dal triste presente -che comprende anche un menage familiare deprimente- mettendo in piedi uno spettacolo teatrale che possa rilanciarla. Per questa ragione l'uomo si affiderà ad uno strozzino... Sin dal suo primo film francese il regista polacco poi naturalizzato Andrej Zulawski ci avvolge con movimenti di mdp sinuosi, ruota intorno agli attori... Oltre alla sempre splendida (nonostante il ruolo che la vuole sciupata, dimessa) Romy Schneider che si cala capo e collo mettendoci tutta l'anima (tra finzione e realtà) per porre le basi per un ipotetico rilancio, abbiamo Fabio Testi nel ruolo di buon sammaritano (verrà apostrofato causticamente "San Francesco d'Assisi") che si carica dell'altrui infelicità (anche di una Nicoletta Machiavelli immolata in un'orgia nel set porno) e un Klaus Kinski nel ruolo a lui congeniale del pazzo furioso: un regista/attore alla Carmelo Bene totalmente fuori controllo e sopraffatto dalla sua (presunta) genialità. Nella vicenda Zulawski descrive un presente dominato da una (dis)umanità becera e violenta. Ma per Zulawski, "L'Importante è Amare". Musiche originali di Delerue ma chiaramente ispirate a modelli classici: tra Elgar, Weill e Stravinskij. Non mancano le stranezze e i barocchismi tipici del regista: retaggio della "compagna" di Kinski e di quello della Schneider. Manca la scena indimenticabile, il vero coinvolgimento emotivo dello spettatore, ma il film trova dei guizzi nei gigionismi kinskiani e si carica di un'aura mortifera. Ci ricorderemo del convincente Testi in versione drammatica, del carisma della Schneider, dell'inadeguatezza del personaggio di Jacques Dutronc e della di tutti impotenza nei confronti di un'umanità aliena e ostile. [FB] |
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[L'IMPORTANT C'EST D'AIMER] di A. ZULAWSKI, CON R. SCHNEIDER, DRAMMA, FRANCIA, 1975, 109', 1.85:1 |