F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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HEREDITARY
APOSTOLO
L'AVVERTIMENTO
MALEVOLENT
THE OPEN HOUSE
QUELLO CHE SO DI LEI
UNSANE
L'UOMO SUL TRENO

LA DONNA PIù ASSASSINATA
FAMILY BLOOD

LA VEDOVA WINCHESTER
DISTORTED
A QUIET PLACE

CARGO
INSIDIOUS L'ULTIMA CHIAVE

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"tra alti e bassi, ironia che sprizza da giugulari recise e crani spappolati, la zampata del genio"

 

 

Jack è un ingegnere: la differenza tra un ingegnere e un architetto è che il primo la musica la legge, il secondo la suona. Col sogno nel cassetto di farsi una casa, ammazza il tempo libero... NEL tempo libero... "The House That Jack Built". Da dove cominciare? Dalla faccia di Uma Thruman sfondata da un crik? Da una donna uccisa a domicilio e trascinata dal furgoncino dell'assassino per mezza città, lasciando una scia di sangue che fa del faccino di questa una gommina consumata? Dalla vecchia investita con l'auto, 'tanto per'? Dalla battuta di caccia al quale Jack accompagna tutta la famigliuola, scambiandola poi per cacciagione? Dal cadavere del figlioletto, portato come tutti i restanti sessanta e passa nella cella frigorifera abbandonata e opportunamente "modificato" facendogli assumere un'espressione buffa con la manina alzata che fa 'ciao'? Dalla fidanzata stupida, vilipesa e vivisezionata dopo averle fatto scegliere il coltello con il quale reciderle i seni? Dal gruppo di uomini legati vivi e disposti in fila per essere trapassati da una sola 'full metal jacket'? Soprassedendo sull'orrenda sequenza (che voglio sperare finzione) del paperino mutilato per gioco (Lenzi e Deodato gli farebbero una pippa al danese qui) l'odissea nell'orrore di Lars von Trier pare un concentrato di  HENRY  e di  MANIAC  per le due ore buone scandite temporalmente da 5 movimenti (o "incident") quasi si trattasse di una sinfonia satanica. Mascagni non c'entra e neanche Lyda Borelli, ma la totentanz che vede come primo ballerino un inquietante Matt Dillon trova un prologo (la mezz'ora oltre le due ore precedenti) che reca la firma autoriale del genio dietro  ANTICHRIST  e  MELANCHOLIA  che dopo la parentesi  NYMPHOMANIAC (a) ritrova vigore in un finale che chiude il viaggio all'inferno del serial killer. Letterale. Tra alti e bassi, ironia che sprizza da giugulari recise e crani spappolati, la zampata del genio. [FB]

 

[THE HOUSE THAT JACK BUILT] DI L. V. TRIER, con M. DILLON, U. THURMAN, HORROR, DAN, 2018, 151', 2.35:1