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HEREDITARY |
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"grand-guignol servito in salsa russa le cui troppe bizzarrie diventano al fine scontate" |
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Ragazzo va a trovare il padre della fidanzata: un funzionario di polizia. Le intenzioni de primo sono tutt'altro che benevole, portando con sé un grosso martello. Il secondo, tutt'altro che sprovveduto, lo sgana subito... Horror grottesco russo, prevede una trama a dir poco bislacca: il tentativo di far fuori il futuro suocero da parte di un ragazzo, in un lunghissimo match dall'esito imprevedibile. Sanguinosissimo e ultra-gore (la scena nella vasca da bagno, con il trapano elettrico) pur sempre in una messiscena dove la violenza assume connotati parossistici, alla cartoon di Tex Avery: musiche western su lanci di televisori a tubo catodico in testa (!). Dopo di questo un flashback ci riporta temporaneamente alla rivelazione della ragazza di essere stata violentata dal padre e la richiesta di ucciderlo. Dopodiché si riprende. Il film è tutto così: un susseguirsi di situazioni nella totale imprevedibilità, e le bizzarrie si sprecano: una su tutte, la frattura al polso che il ragazzo, già martirizzato, si procura, con tanto di sovrapposizione di lastre mediche (!) Il modello, anche nei colori ultra saturi sembrerebbe ricondursi al Jean-Pierre Jeune di DELICATESSEN Ma diciamolto subito: il regista, tale Kokolov, non ha la genialità autoriale dell'artigiano d'oltralpe. Se si sterza poi su un bel mucchio di soldi sporchi, allargando la scena riguardo i personaggi sul set (quasi esclusivamente nell'interno-appartamento, sempre più ridotto ad un palcoscenico del Grand Guignol) il susseguirsi di violenz e spargimenti di sangue finisce con il portare alle soglie della nausea, mostrando sempre più quell'estenuante che da sempre rappresenta la 'bestia nera' di lavori come questo: l'insistere sulla quasi-immortalità del ragazzo, alla lunga, non rappresenta più alcuna novità diventando perciò prevedibile, scontata. E non scomoderemo certo qui "l'uomo-morto John Black" di Johnny Depp. [FB] |
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[PAPA, SDOKHNI] DI K. SOKOLOV, con A. KUZNETSOV, V. KHAYEV, E. KREGZHDE, GROT, RUS, 2018, 98', 2.35:1 |