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A HISTORY OF VIOLENCE |
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Un uomo, sua moglie e il loro figlio. VHS recapitate da un ignoto mittente riprendono la loro abitazione e via via si insinuano sempre più nelle segrete pieghe della memoria... Sono frutto di uno scherzo di cattivo gusto o preludono a una vendetta? Come nello splendido "A History of Violence" anche qui abbiamo il passato che ritorna e perseguita il protagonista e la sua famiglia. Michael Haneke è un cineasta che non scende a compromessi: il suo cinema o lo si ama o lo si odia e la messa in scena è scabra come sempre: nessun commento sonoro che non sia ripreso dalla realtà, camera fissa, tempi dilatati. Lo snobismo, anzi lo "stronzismo" per dirla alla Commissario Santamaria di Fruttero-Lucentiana memoria è dietro l'angolo ma l'innegabile stile dell'autore di "Funny Games", "La Pianista" e "Il Tempo dei Lupi" dimostra come il cinema possa ancora disturbare, scuotere e non lasciare comunque indifferenti. Questa volta ci sono due fra i migliori attori d'oltralpe: Daniel Auteuil e Juliette Binoche magnificamente calati nelle rispettive parti e una solida storia che evoca il thriller esplorando però più precisamente il dramma psicologico. Anche alla soluzione dell'enigma alcuni misteri permangono e a mere congetture è consegnato il compito di trarre le conseguenze del caso. Non manca il "pugno nell stomaco", peculiarità del regista franco-austriaco, sferrato qui con veemenza senza eguali. Lynch è dietro l'angolo (lo spunto è un esplicito omaggio all'incipit di "Strade Perdute") e durante lo spettacolo si resta spesso ingannati dall'occhio della cinepresa in una significativa lezione sul "fare cinema" dalla forte connotazione politica. Ad un certo punto l'occhio indiscreto si posa su un tv al plasma acceso e si vede Ciampi, al Tg3, legittimare implicitamente la pagliacciata militare italiana in Irak. Un parallelo da poco, quando è ancora l'aggressore a dichiararsi vittima dell'aggredito. [FB] |
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[CACHé] di M. HANEKE, con D. AUTEIL E J. BINOCHE, DRAMMATICO, FRANCIA, 2005, 117', 1.85:1, VOTO: 8 |