F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        1 9 7 0        1 9 7 1        1 9 7 2        1 9 7 3        1 9 7 4      1 9 7 5        1 9 7 6        1 9 7 7        1 9 7 8        1 9 7 9        >

 

●● ½          CULT

AMICI MIEI
FANTOZZI
LO SQUALO
ALICE NON ABITA PIù QUI
ROLLERBALL
PROFONDO ROSSO
LA DONNA DELLA DOMENICA

SALò E LE 120 GIORNATE...
IL DEMONE SOTTO LA PELLE
TRILOGIA DEL TERRORE
QUALCUNO VOLò SUL NIDO...
BARRY LYNDON
QUEL POMERIGGIO DI UN...
PICNIC AD HANGING ROCK
I TRE GIORNI DEL CONDOR

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"a forza di andare sull'essenziale si rischia di rimanere con l'attore muto che guarda in macchina"

 

 

Un reporter "senza frontiere" si trova per caso ad un bivio: assumere l'identità di un sosia e cambiare vita... Lanciatissimo dopo l'esperienza estera di  BLOW-UP  Michelangelo Antonioni, ebbro di riconoscimenti internazionali e fama, si concede il lusso di disporre del lanciatissimo Jack Nicholson, premio Oscar nel contemporaneo film di Formann, per girare un'altra pellicola in lingua inglese, con attori stranieri. In "Professione Reporter" affianca a Nicholson poi una Maria Schneider di riporto dal famigerato (bellissimo) capolavoro-scandalo di Bertolucci e un contorno per lo più di sconosciuti. Qualcuno vuole che il 1975 coincida con "La morte del cinema italiano" e che il funerale sia stato celebrato sotto forma di un pranzo pantagruelico di maestri e maestranze all'ombra dell'ultimo ciak dell'epopea novecentesca di Bernardo Bertolucci. E nello stesso anno anche Pasolini avrebbe officiato il suo De Profundis, filmico ed esistenziale. In ogni caso, con questo lavoro, Antonioni spinge ancor più sull'essenziale: hai l'attore più valente in circolazione e cosa fai? Gli levi la parola, almeno per una buona metà di storia (poi parlerà si e no, due-tre volte). Non che "The Passenger" (questo, il titolo originale) sia brutto: al contrario, certe scelte registiche sono notevoli (al di la del celebre finale, dove, lasciando fuori scena le sorti del protagonista, si arresta ad un cancello affacciato su di un aia, c'è un raffinato flasjback girato in piano-sequenza) così le ambientazioni (specie l'appendice iberica, in una Spagna arida e selvaggia) e la fotografia di Tovoli. Solo è un film tremendamente lento, tanto che alla prima ora ti sembra ne siano trascorse due, e invece ne manca ancora una. Quando si palesa un inseguimento, e quindi un po' d'azione, Antonioni pigia sul freno e smorza. Solo Lynch, che io sappia, ha il potere di fottersene dello spettatore e di accontentarlo ugualmente. [FB]

 

di M. ANTONIONI, CON J. NICHOLSON, M. SCHNEIDER, AVVENTURA/DRAMM, ITA/USA, 1975, ??', 1.85:1