F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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GLI ARISTOGATTI
VENGA A PRENDERE UN CAFFé
M.A.S.H.
BRANCALEONE ALLE CROCIATE
L'UCCELLO DALLE PIUME...
INDAGINE SU UN CITTADINO...

I DIAVOLI
IL CONFORMISTA
PICCOLO GRANDE UOMO
UN UOMO CHIAMATO CAVALLO
SOLDATO BLU
IL GIARDINO DEI FINZI...

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
     

 

Londra. Il proprietario di un atelier di abiti da sposa vorrebbe "darci un taglio" con la moglie e coltiva due hobby correlati: gli piacciono i fiori e uccide giovani donne con una mannaia bruciandole nel forno per incenerire le foglie, ossessionato da una misteriosa donna che lo chiama per nome (la madre?) e alla quale cerca di dare un volto rivivendo un trauma legato all'infanzia. Se un ispettore sospetta, lui ostenta sicurezza. Co-produzione italo-spagnola, quella di questa prima incursione nell'horror toucour del maestro Mario Bava, lasciatosi quasi definitivamente alle spalle il sottofilone più prettamente "gotico". Ancora una volta, il regista ligure precorre i tempi, anticipando parecchio cinema che sarebbe poi venuto. In particolare la trance medianica di Laura Betti ricorda da vicino quella analoga di  PROFONDO ROSSO  e nemmeno è l'unica analogia con il titolo del '75 (la mannaia: arma del delitto prediletto dall'assassino del capolavoro argentiano, il trauma scatenante la feroce follia sepolto in un passato più o meno rimosso e non da ultimo lo stesso colore presente nel titolo). A differenza di quel sanguinosissimo  REAZIONE A CATENA  realizzato l'anno seguente, ne "Il Rosso Segno della Follia" non ve n'è traccia e ogni volta che la mannaia si avventa sulle sventurate vittime Bava risolve la situazione con bizzarri effetti visivi, specchi deformanti e mascherini. Quando nella seconda metà irrompe -inaspettatamente- l'elemento soprannaturale ci si domanda dove si andrà a parare, ora che la logica è stata messa da parte. Sfortunatamente la pellicola inizia a farsi ripetitiva e il finale -per una volta- è fin troppo prevedibile. In definitiva: un b-movie che non si vergogna di esserlo, per un Mario Bava che si fa apertamente autoreferenziale quando programma in tv l'episodio dei "Wurdalak" da  I TRE VOLTI DELLA PAURA  Peccato anche per il ridoppiaggio che affibbia agli attori voci da soap. [FB]

 

di M. BAVA, CON S. FORSYTH, L. BETTI E j. PUENTE, HORROR, ITALIA/SPAGNA, 1970, 84', 1.85:1, VOTO: 7