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* COCENTI DELUSIONI |
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L'emigrante in quel di Milano fa ritorno nella natia Puglia presso i tre
fratelli: un imprenditore strozzato dai debiti, un rozzo bifolco e un cuore
d'oro che spende la sua vita con gli handicappati. Poi c'è lo strozzino.
Sergio Rubini evidentemente s'era montato la testa e oltre a non
saper tenere mai ferma la cinepresa, ha scomodato un Pino Donaggio per
musicare questo suo progetto accarezzato per molti anni e finalmente (?)
realizzato. Tutto sbagliato. A cominciare proprio dalla colonna sonora,
invadente e fuori posto. Quanto agli attori impiegati il risultato non è
meno disastroso: c'è la sfinge di Fabrizio Bentivoglio che la critica
italiota vuole "bravo", ma al sottoscritto non ha mai suscitato alcuna
emozione manco in passato (anche se sarebbe ingrato non riconoscergli un
innato aristocratico carisma mastroiannesco). Poi c'è un condensato stereopaticissimo di
debosciati, sopra le righe, teatranti d'accatto, quelli che poi ti trovi in
altri lavori sempre negli stessi personaggi (e pure il regista, in qualità
di attore, carica davvero troppo
l'interpretazione del laido strozzino). Infine c'è Claudia Gerini. Sarà pure
lei "brava", ma qualcuno mi spieghi il senso del suo personaggio a fini tramici. E a proposito di gratuità: ci sono GRATIS
-comprese nel prezzo- una
scena di nudo e un'altra di sesso e karnazza. Chiudendo il discorso,
la didascalica
sceneggiatura usa flashback superflui quasi pensasse male del suo pubblico, strutturandosi in tre
schematiche parti che prevedono: |
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di S. RUBINI, con F. BENTIVOGLIO, P. BRIGUAGLIA E C. GERINI, DRAMMA, ITA, 2006, 112', 1.85:1, VOTO: 3 |