F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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●● ½          CULT

IN NOME DEL POPOLO...
IL DITTATORE... BANANAS
E ORA QUALCOSA DI...
BELLO ONESTO EMIGRATO...
GIù LA TESTA
REAZIONE A CATENA
IL GATTO A NOVE CODE
TERRORE CIECO
DUEL

L'ABOMINEVOLE DR. PHIBES
ARANCIA MECCANICA
MORTE A VENEZIA
CANE DI PAGLIA
NOTTE BRAVA DEL SOLDATO...
E JOHNNY PRESE IL FUCILE

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"Leone si fa sguaiatamente ribaldo, gioca la carta del kolossal, e perde"

 

 

Un peone che vive di assalti alle diligenze di yankee snob, incontra un risoluto dinamitardo irlandese che ricerca filoni d'argento delle desolate e aride Mesa. Il primo intravede in questi una sorta di manna: grazie alla dinamite si potrà rapinare una grande banca. Il secondo, inizialmente riluttante, accetta. Il tutto mentre soffiano già impetuosi i venti della rivoluzione sotto l'egida di due giganti come Pancho Villa e Zapata... Morricone si fa sguaiatamente ribaldo come il regista Sergio Leone, seguendolo nelle scorribande anarchiche dei due protagonisti con uno score eccessivo, ridondante, lirico, indimenticabile. Come disse Adorno di Mahler: c'è dentro il peggio della musica, ma lì vi si trova anche il sublime. "Giù la Testa, coglione!" dice il peone che si trova catapultato nelle guerra civile ad "Acqua Santa" (il flashback che lo riguarda dove pare rivivere un amore "a tre" truffautiano). Rod Steiger, rozzo ma realista ("sai che succede dopo una Rivoluzione?" niente! tutto torna come prima!") e James Coburn sono i due nani, confrontati a Zapata e Villa, che loro malgrado contribuiranno anche a fare la storia del Messico. La banca adibita a "prigione" dispensa ben altro rispetto al vile danaro: patrioti incarcerati che i rivoluzionari vogliono con loro. Il dottore rivoluzionario di Romolo Valli ("hai il vizio del bere" "chi lo dice?" "il tuo fegato") si contraddistinguerà all'insegna dell'ambiguità. Leone anche qui si rivela un narratore per immagini, poco avvezzo a trattare storie complesse senza incorrere nel vizio di ingarbugliarle inutilmente. Ed è questo il grosso male che inflaziona l'ultimo western leoniano che dopo la precedente digressione "fordiana", dilata ancora i tempi gioca apertamente la carta del kolossal. Ma il respiro epico per Leone ha il fiato corto e mal si addice allo stile del regista che paga col ritmo che si fa pachidermico (agguato e distruzione del ponte sono roba di David Lean). Alla fine: che noia! [FB]

 

di S. LEONE, CON R. STEIGER E J. COBURN,  AVVENTURA, ITALIA, 1971, 154', 2.35:1